TERAMO – «Il volontariato è un formidabile strumento d’aiuto per chi ne ha bisogno, ma se è fine a se stesso che significato ha?». Francesco dice di voler buttare «un sasso nello stagno». Ma la sua è qualcosa di più; è la riflessione di un invalido al 100 per cento, malato di sclerosi multipla, «una malattia degenativa che non uccide ma fa vivere male», che vuole andare a fondo delle cose, che non si limita ad aspettare l’appuntamento dell’indomani per essere accompagnato alla seduta di riabilitazione da solerti ed encomiabili volontari. «Il cattivo, "campare" nel mio caso – dice Francesco -, oltre agli handicaps visibili, che sono i principali, consiste anche nella mancanza di contatti con il mondo vivo. Eppure, questo mondo pullula di associazioni di volontariato. A chi servono.
A loro?». Vuole capire, esige e chiede risposte. Si sente trascurato, trascurato nella sua richiesta di voler vivere una vita il più normale possibile nonostante la malattia, che inesorabilmente lo accompagna quotidianamente: «Sento tanto la nostalgia di tempi in cui la nostra associazione (l’Aism di Teramo, ndr) viveva nelle idee, nelle iniziative, nella passione e nel trasporto altruista di un fulgido esempio di chi ha fondato questa attività spinta dalla passione per l’aiuto a chi soffre: la signora Anna Maria Veronia, una pioniera nel fondare questa associazione». Cosa è cambiato, se qualcosa è cambiato? Francesco non vuole accusare, vuole segnalare un disagio: «C’è poca attenzione a quello che un malato come me cerca oltre all’assistenza nella riabilitazione». Socializzazione, momenti di incontro e condivisione degli stessi problemi con chi, come lui, ha lo stesso cruccio, le stesse paure, ma anche le stesse speranze.